La casa di Antonio Barezzi rimase intatta fino alla metà del Novecento, quando gli ultimi eredi, dopo averne disperso l’arredo, la misero in vendita. Acquistata in seguito dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura, l’ampio Salone venne generosamente affidato alla cura dell’Associazione Amici di Verdi, che si fece promotrice del suo recupero quale nuova sede del sodalizio. Il contributo di tanti soci, anche stranieri, e di un illuminato bussetano, il Gr. Uff. Gianfranco Stefanini (1922-2018), già sindaco della città, permise di recuperare e riallestire con i mobili originali il grande ambiente nel suo aspetto ottocentesco.
Il Salone così ripristinato venne riaperto al pubblico il 26 maggio 1979 alla presenza di Renata Tebaldi, madrina dell’evento; i festeggiamenti proseguirono la sera stessa al Teatro Verdi con un concerto del grande flautista Severino Gazzelloni.
Il luogo fu dunque riportato alla sua tradizionale funzione di sede per concerti e incontri culturali; da allora ha visto esibirsi importanti interpreti del mondo musicale e nuovi talenti emergenti.
Casa Barezzi ha seguito le vicende istituzionali della Banca Nazionale dell’Agricoltura con il passaggio, alcuni anni fa, alla Banca Antonveneta e oggi al Monte dei Paschi di Siena, attuale proprietario dell’immobile.
L’associazione Amici di Verdi ha continuato in tutti questi anni ad incrementare il patrimonio di cimeli e autografi verdiani, attraverso acquisti, nuove donazioni e comodati con il Comune di Busseto e la Fondazione Cariparma.
Il sogno di rendere fruibile ai visitatori e agli appassionati verdiani tutto il primo piano di Casa Barezzi si è concretizzato il 10 aprile 2001 con l’apertura di un nuovo Museo, reso possibile soprattutto grazie alla disponibilità della banca proprietaria e alla nuova fondamentale donazione di cimeli da parte del Gr. Uff. Gianfranco Stefanini e della consorte signora Ketty.
Il giorno dell’inaugurazione il Museo ha avuto l’onore di essere inaugurato dal maestro Riccardo Muti e di essere visitato poco dopo dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
La nuova zona espositiva è stata inaugurata nel 2001 in occasione del centenario verdiano dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e dal M° Riccardo Muti.
Introduce la visita un busto in bronzo opera di Vincenzo Gemito. A lato una lettera autografa del 1837 indirizzata a Maria Luigia d’Austria, Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, nella quale Verdi chiede di potersi esibire a corte. Lo sconosciuto “maestro di musica in Busseto” non riceverà alcuna risposta.
Sulla parete di destra figura una ricca iconografia verdiana, tra cui la prima immagine che lo ritrae giovane sposo di Margherita in un piccolo carboncino eseguito da Stefano Barezzi nel 1836.
A sinistra si trovano documenti, autografi e immagini tutti di grande importanza. Tra questi spicca la dedica dell’opera Macbeth al suocero Antonio Barezzi definito affettuosamente “padre e benefattore ed amico” (25 marzo 1847).
Appena sopra un’interessante testimonianza dell’impegno risorgimentale di Verdi, durante la seconda guerra d’indipendenza, che promuove una sottoscrizione tra i cittadini di Busseto “a favore dei feriti e delle famiglie povere di coloro che morirono per la patria” (20 giugno 1859).
A seguire sulla sinistra si trova la litografia francese Le jardin de l’harmonie* (1875 circa) nella quale sono riprodotti in caricatura i ritratti dei grandi musicisti e sul lato opposto altre caricature di Verdi dell’epoca.
Il percorso prosegue con un raro ritratto giovanile del soprano Giuseppina Strepponi eseguito nel 1835 a Vienna, dove si trovava per cantare l’opera Norma di Vincenzo Bellini.
Nella vetrina sottostante è esposto il certificato di matrimonio tra Verdi e Giuseppina Strepponi, celebrato a Collonges-sous-Salève in Alta Savoia il 29 agosto 1859.
*Possibilità di acquistarne copia a € 20 – chiedere in biglietteria
La lunga parete sulla destra è dedicata all’ ultima produzione operistica del Maestro: Otello (1887) e Falstaff (1893) con i ritratti del compositore, del librettista Arrigo Boito e dei primi interpreti.
Sul lato opposto continua la raccolta iconografica verdiana. Al centro il celebre pastello dipinto da Francesco Paolo Michetti nel 1887, all’epoca di Otello.
A seguire i manifesti della stagione inaugurale del nuovo Teatro Verdi di Busseto nell’estate del 1868: uno con il programma di tutta la stagione e l’altro della serata inaugurale del 15 agosto. Su quest’ultimo interessante la dicitura “Lo spettacolo avrà inizio con l’esecuzione della sinfonia La Capricciosa composta dal M° Cav. Giuseppe Verdi in età d’ anni 12“.
Nell’espositore appena sotto i libretti di sala editi per l’occasione da Ricordi.
Sul grande tavolo, un tempo posto al centro del Salone, sono esposti documenti e giornali d’epoca relativi alla morte e ai due funerali di Verdi. Il primo modesto, all’alba, come da lui richiesto nel testamento; il secondo, un mese dopo, in forma solenne con grande partecipazione di popolo, per accompagnare la traslazione dei feretri di Verdi e della moglie dal Cimitero Monumentale di Milano alla cripta della Casa di Riposo per Musicisti.
Sulla parete di fronte la partecipazione funebre del Comune di Busseto e il grande manifesto del 1913 che celebra il primo centenario della nascita del Maestro, capolavoro della grafica del tempo.
Completa l’esposizione una raccolta di oltre 60 ritratti in litografia di celebri cantanti dell’epoca e interpreti delle “prime” delle opere di Verdi.
L’ultima saletta è dedicata al Novecento. Nella vetrina sono esposti: il manoscritto dell’ode In morte di Giuseppe Verdi composta da Gabriele D’Annunzio pochi giorni dopo la sua scomparsa; la foto e la bacchetta di Arturo Toscanini a ricordo della Stagione Lirica bussetana nell’anniversario verdiano del 1926; la bacchetta di Riccardo Muti donata agli Amici di Verdi nel 2001.
Arricchiscono la sala altre bacchette lasciate da importanti direttori d’orchestra in occasione di visite a Casa Barezzi.
Ai lati della finestra i manifesti delle memorabili rappresentazioni del Teatro di Busseto dirette da Arturo Toscanini nel 1913 (Traviata e Falstaff) e nel 1926 (Falstaff).
Concludono la visita i manifesti del centenario verdiano del 2001: Aida con regia e scene di Franco Zeffirelli e Falstaff diretto da Riccardo Muti con la ripresa dell’allestimento storico del 1926.
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