Le Terre di Castelli costituiscono un territorio con caratteristiche interessanti da affrontare con ogni classe di qualsiasi ordine e grado. Sono infatti zone abitate fin dalla Preistoria (le prime testimonianze risalgono al Paleolitico), i prodotti tipici sono numerosi e le ricette della cultura gastronomica si tramandano da tempi antichi costituendo un vero e proprio patrimonio. Ma le Terre di Castelli custodiscono anche piccole collezioni preziose, nate dall’attività dell’uomo nel tentativo di ingegnarsi nella tecnica, che possono essere occasioni di scoperta e di approfondimento di temi come il Cinema e l’Energia.
I Musei della Preistoria: il percorso può iniziare con un approfondimento naturalistico sul territorio all’interno del Museo Civico di Vignola, Augusta Redorici Roffi: un lungo viaggio indietro nel tempo che porta ad approfondire i ritrovamenti del Paleozoico, del Mesozoico, del Pliocene e scoprire quali animali abitavano il territorio: un ittiosauro, un pesce Marlin, molluschi, granchi, un tapiro, una balena e persino uno squalo! Si può proseguire il percorso al Museo della Venere e dell’Elefante di Savignano sul Panaro, dove si può fare la conoscenza di un mammuthus femmina, una specie di elefante estinta circa 2 milioni di anni fa, di cui è esposto il gigantesco scheletro ritrovato nel greto del Panaro, ma anche di una Venere, una piccola statuetta Paleolitica con fattezze femminili, ritrovata a Savignano solo cento anni fa, di cui è esposta una copia insieme a riproduzioni di altre famose “veneri” così da confrontarle e capire a cosa potevano servire. Una visita che non può mancare in questa esperienza è la visita al Parco archeologico e Museo all’aperto della Terramara di Montale (Castelnuovo Rangone). La Civiltà delle Terramare appartiene all’età del bronzo media e recente (circa 1650-1170 aC) e ha caratterizzato particolarmente alcune fasce della Pianura Padana. Grazie alla ricostruzione del villaggio con la fortificazione, è possibile scoprire cosa accadeva all’interno delle abitazioni, di un’officina, quali utensili venivano impiegati e a quali occupazione ci si dedicava.
I Musei del Gusto raccontano la tradizione dell’enogastronomia del territorio, attraverso i sapori, la cultura e la storia legata all’agricoltura nel corso dei secoli.
Si può iniziare la visita dal Castello di Levizzano, all’interno del quale è allestito il Museo Rossograspa, dedicato al Lambrusco, alla produzione vinicola e, in generale, alle coltivazioni delle colline di Castelvetro. Attraverso l’esposizione di oggetti provenienti dalle famiglie contadine e grazie agli scatti eseguiti dal fotografo Simonini tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, sarà possibile scoprire come si viveva nelle campagne, quali erano i lavori più in uso e conoscere alcune figure le cui storie sono raccontate sui pannelli del Museo. Scendendo in pianura, invece, l’itinerario prosegue al Museo dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena di Spilamberto. Nei locali della Villa Fabriani, si racconta la produzione e la fortuna di un’eccellenza iconica, attraverso la coltivazione, il processo di invecchiamento nelle batterie di botti; ma anche la cultura della degustazione con tutti i sensi, i concorsi indetti per il prodotto migliore. La visita si conclude nel sottotetto dove sono conservate numerose batterie di aceto: tutte con una storia da raccontare.
Il percorso può essere completato dal Museo del Castagno e del Borlengo, a Zocca, nel bellissimo castagneto di Monte San Giacomo, in cui si ripercorre la storia, l’habitat, la diffusione della castagna e gli strumenti con cui si lavora il bosco. Una parte è invece dedicata al Borlengo, al Ciacio e alla Crescentina: gustosissime ricette della cucina montanara: come si preparano e da quale tradizione arrivano.
I Musei dell’Ingegno: Il percorso inizia a Vignola, al Museo del Cinema Marmi, nel Teatro Fabbri – Dadà dedicate ad ospitare la collezione di Antonio Marmi, grande amante e conoscitore del cinema. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando Marmi divenne assistente dell’operatore del Cinegiornale che si occupava di documentare le riprese di guerra sul confine francese, ha cercato e collezionato per tutta la sua vita oggetti e macchine legate al cinema e alla ripresa. Oggi è allestita nelle sale, la sezione dedicata al precinema: attraverso i giochi filosofici (Polyorama, il Folioscopio, il Prassinoscopio, le Lanterne Magiche dipinte a mano quelle con lastre fotografiche) viene raccontato il periodo precedente e contemporaneo alle prime proiezioni dei Fratelli Lumiere e come venivano impiegate queste strane e affascinanti macchine. Sono visibili anche le prime cinecamere, macchine fotografiche rare e i primi proiettori. Il percorso può proseguire al Museo delle Energie di Marano sul Panaro, che ha sede presso l’ex Mulino Montecuccoli, edificato nel 1654 dai Marchesi del luogo. L’edificio è stato utilizzato fino al 1907, poi sono stati impiegati i suoi spazi per realizzare impianti di produzione di energia elettrica, prodotta fino al 1973 per la Società Emiliana per l’Energia Elettrica (SEEE), poi per l’ENEL.
L’esposizione racconta la storia dei canali (proprio accanto al Canale di Marano) e gli opifici del territorio, creati dall’uomo fin da tempi antichissimi per migliorare le condizioni dell’agricoltura e incentivare la produzione industriale. Sono esposti anche impianti e macchinari della centrale elettrica che permettono di conoscere la storia e le tecniche più recenti.
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