Parlare di adolescenza oggi è molto complicato. In classe si sperimenta la crescita degli studenti e come insegnanti, ci si interfaccia con comportamenti spesso difficili da gestire, portando spesso ad esasperare il lavoro quotidiano.
In questo articolo, si vuole andare a riflettere sulla condizione degli adolescenti, consentendo di andare a comprendere le sfaccettature adolescenziali, per andare a costruire nuove prospettive di lavoro in classe.
Quando si parla di adolescenti, la domanda che sorge spontanea è: chi è l’adolescente?
Ad oggi però non è importante categorizzare l’adolescente, quanto capire e comprendere appieno che esperienza di adolescenza fa. Ripensare alla domanda pedagogica che legge questa fase transitoria, permette di riflettere su come sia necessario rivedere necessariamente gli spazi e i luoghi in cui gli adolescenti transitano con lo scopo di comprendere come i loro comportamenti, le loro visioni sul mondo si trasformano.
Gli adolescenti crescono e crescendo transitano in una nuova fase, una seconda nascita, l’uscita dal mondo dell’innocenza per entrare nel mondo adulto. Ciò che si nota oggi, però, è la difficoltà a volerci entrare: la visione del futuro è sempre più offuscata, stare nel presente sembra essere più rassicurante.
Sebbene senta la necessità di avere degli esempi e dei modelli di riferimento, la realtà in cui vive è permeata da un nichilismo esistenziale che lo porta a condurre sempre più in solitudine la propria esistenza.
Avere un senso e un significato consente di alimentare la propria volontà di impegnarsi verso qualcosa in cui si crede, ma se non vi è nulla in cui credere, la condizione altra in cui ci si ritrova è necessariamente solitaria.
«È nell’adolescenza che si concretizza la scelta dei valori e si tende ad organizzarli in sistemi di significato, o ideologie, capaci di dare una prospettiva esistenziale unitaria alla vita» (Vite di Flusso, Barone)
Ciò che si dimostra necessario è spingere ad un’educazione esistenziale, ossia esercitare i giovani all’ascolto dei significati insiti nella loro conoscenza.
Senza questa prospettiva, l’adolescente immerso in una realtà che non lo stimola e non lo fa crescere, assume i tratti della fragilità, spesso scambiata per narcisismo, arroganza e disimpegno.
La figura educante assume quindi un ruolo decisivo: gran parte del tempo degli adolescenti viene trascorso a scuola, ragion per cui costruire un ambiente che possa offrire loro delle esperienze di significato è necessario, così come essere un punto di riferimento che vada oltre l’aspetto didattico.
In quest’ottica, le nostre proposte per costruire un ambiente stimolante vedono attività partecipate che rendono gli adolescenti protagonisti impegnati.
Alcune di queste proposte includono:
Sviluppo delle competenze emotive: introdurre programmi di sviluppo delle competenze emotive, come la gestione dello stress, l’empatia e la consapevolezza di sé, aiuta gli adolescenti a migliorare le loro relazioni interpersonali e la loro resilienza emotiva. A tal proposito, consigliamo la lettura di Emozioni che paura!
Queste occasioni di crescita offrono un equilibrio tra sviluppo accademico e personale, aiutando gli adolescenti a scoprire le proprie passioni, a sviluppare le competenze necessarie per il futuro e a crescere come individui consapevoli e socialmente impegnati. L’ottica è quella di rendere lo spazio aperto e inclusivo, nella formazione continua che lega gli aspetti interpersonali a quelli didattici. Se possiamo usare una metafora, la scuola così come la classe non è che il ring in cui lo studente inizia ad apprendere come muoversi nel mondo adulto. Prepararli e allenarli è un compito fondamentale affinché non si trovino impreparati di fronte alle sfide che incontreranno.
Fonte:
P. Barone, Vite di flusso. Fare esperienza di adolescenza oggi, FrancoAngeli, 2018
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