In questa rubrica di consigli di lettura, il libro che oggi andiamo a consigliare è Il romanzo “Niente” di Jane Teller, autrice danese. Il libro fu pubblicato nel 2000 inizialmente con un altro titolo, l’innocenza di Sofie. Si tratta di un’opera intrigante che sfida il concetto stesso di significato nella vita.
La trama segue un gruppo di studenti in una cittadina danese che si imbarca in un esperimento insolito per dimostrare la validità delle affermazioni di Pierre Anthon, che ritiene che nulla abbia un vero significato. I suoi compagni si sentono sfidati e iniziano a cercare ciò che per loro ha significato,
Questo articolo andrà ad analizzare i temi, i personaggi e le implicazioni psicologiche dietro questa straordinaria storia, in modo tale da riproporre il titolo in classe per discutere dei temi esistenziali che emergono.
Se niente ha senso, è meglio non far niente piuttosto che qualcosa” dichiara un giorno Pierre Anthon, tredici anni. Poi, come il barone rampante, sale su un albero vicino alla scuola. Per dimostrargli che sta sbagliando, i suoi compagni decidono di raccogliere cose che abbiano un significato. All’inizio si tratta di oggetti innocenti: una canna da pesca, un pallone, un paio di sandali, ma presto si fanno prendere la mano, si sfidano, si spingono più in là. Al sacrificio di un adorato criceto seguono un taglio di capelli, un certificato di adozione, la bara di un bambino, l’indice di una mano che suonava la chitarra come i Beatles. Richieste sempre più angosciose, rese vincolanti dalla legge del gruppo. È ancora la ricerca del senso della vita? O è una vendetta per aver dovuto sacrificare qualcosa a cui si teneva davvero? Abbandonati a se stessi, nella totale inesistenza degli adulti e delle loro leggi, gli adolescenti si trascinano a vicenda in un’escalation d’orrore. E quando i media si accorgono del caso, mettendo sottosopra la cittadina, il progetto precipita verso la sua fatale conclusione. Il romanzo mette in scena follia e fanatismo, perversione e fragilità, paura e speranza. Ma soprattutto sfida il lettore adulto a ritrovare in sé l’innocente crudeltà dell’adolescenza, fatta di assenza di compromessi, coraggio provocatorio e commovente brutalità.
La dichiarazione audace di Pierre Anthon, che nulla ha un significato, scuote le fondamenta delle convinzioni dei suoi compagni di classe. Questo concetto porta alla creazione della catasta del significato, in cui i ragazzi accumulano oggetti cari per dimostrare che ciò che possiede significato per loro. Ciò solleva la domanda cruciale:
Il romanzo spinge i lettori a esaminare le proprie credenze e a riflettere su come attribuiamo significato alle cose.
I personaggi nel romanzo sono profondamente sfaccettati, ognuno con le proprie convinzioni, desideri e paure. Pierre Anthon è un provocatore che sfida gli altri a esplorare il significato della loro esistenza. I ragazzi, invece, reagiscono in modi diversi alla sua affermazione, mettendo in luce le loro personalità e le loro lotte interiori a tal punto di superare i limiti, come poi vedremo.
La costruzione della catasta del significato mette alla prova la loro amicizia e la loro identità Mentre l’esperimento avanza, emergono conflitti, tensioni e richieste sempre più sfide. Ogni oggetto aggiunto alla catasta rappresenta un compromesso tra ciò che è personale e ciò che è condiviso.
L’intera esperienza con la “catasta del significato” è una lotta per dimostrare a Pierre Anthon che c’è un significato nella vita. Tuttavia, l’evolversi della situazione rivela che il concetto di significato è complesso e soggettivo. Alcuni personaggi rinunciano a oggetti molto personali, mentre altri lottano con la scelta di ciò che dovrebbero sacrificare. Questo solleva domande sulla natura del sacrificio e sulla ricerca di un senso di realizzazione personale. Difatti, ciò che colpisce è il fatto che le prime rinunce siano legati ad oggetti materiali cui i personaggi sono affezionati: l’azione di amputare il dito di Jan-Johan rappresenta un punto di svolta drammatico nella trama. Questo atto estremo illustra quanto lontano i ragazzi siano disposti a spingersi per dimostrare il loro punto di vista, così come è la capacità di addentrarsi in una dimensione più profonda e intima che va oltre ai semplici oggetti materiali. È un’illustrazione vivida del potere delle azioni e delle loro conseguenze, così come uno scollamento dal consumismo che di base si dimostra vacuo: circondati da oggetti, nulla di questi sono realmente significativi.
“Niente” di Jane Teller è un romanzo che incita a riflettere sulla natura del significato, sull’identità personale e sulla complessità delle relazioni umane. Il romanzo, seppur breve, porta con sé riflessioni di un certo spessore e la particolarità è che sono i giovani ad esserne portatori. Il mondo adulto è messo da parte, passivo, in secondo piano che assiste e non agisce.
Una lettura che può essere consigliata per attivare una discussione incentrata sul concetto di esistenza: esplorarla attraverso questo racconto, consente agli studenti di avere due punti di vista da cui partire. Un primo punto è quello di Anthon che rifiutando qualsiasi significato, decide di ritirarsi dimostrando di avere un atteggiamento nichilista. Il secondo punto di vista è quello dato dai suoi compagni che si aggrappano alla speranza che questa vita ha un significato e nella loro ricerca e lotta, sono disposti a tutto.
Questo romanzo offre dunque un’opportunità unica per esaminare i desideri di appartenenza, la lotta per l’autenticità e l’intersezione tra la filosofia e la psicologia nel contesto dell’educazione.
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